UN ISPETTORE IN CASA BIRLING
Regia di Giancarlo Sepe
con Paolo Ferrari e Andrea Giordana
Luci, abiti eleganti, promesse, discorsi solenni, vini d'annata e molta ipocrisia. Una sera in casa Birling. Una sera dove tutta la famiglia è al completo, riunita per festeggiare il fidanzamento della giovane Sheila con Gerald, industriale e rampollo dell'importante famiglia Croft. La serata sta per volgere altal termine, quando bussano alla porta. Niente sarà più come prima. Uno strano ispettore di polizia, mai visto prima dai componenti della famiglia, si presenta e con tono grave comincerà a interrogarli uno a uno, iniziando dal capofamiglia, Arthur, che dall'alto della sua posizione sociale pensa di potersi liberare facilmente dell'ospite indesiderato che insinua, con strane domande e colpi di scena, responsabilità e prove di colpevolezza. Nessuno viene risparmiato. Tutti verranno coinvolti e sconvolti dalle parole dell'ispettore. Una notte da incubo, dove verranno svelati incubi e scheletri nell'armadio di tutti i protagonisti. Sulla storia aleggia la presenza inquietante di una giovane donna, morta suicida. Una vita ai margini, invisibile, sopraffatta dall'ipocrisia e dalla superficialità di chi è nato sotto una buona stella.
John Boynton Priestley, scrittore e drammaturgo inglese del primo Novecento, attraverso la sua vasta produzione teatrale, ha dipinto con amara e sarcastica puntualità l'alta società e le sue falsità, il suo perbenismo costruito sulla vacuità e su falsi ideali. Un ispettore in casa Birling è un testo così altprofondo che scava nell'animo umano, svelandone vizi e difetti che, va al di là del tempo storico, risultando amaramente attuale. Uomini e donne, mossi da motivi e sentimenti superficiali, da infantili gelosie, dalla paura di perdere prestigio e posizione, che sconvolgono, con i loro capricci e con le loro decisioni frettolose e insignificanti che trasudano egoismo e banalità, le vite di chi non ha in mano lo stesso potere e la stessa posizione. Il regista Giancarlo Sepe, rifacendosi alla traduzione del testo fatta da Giovanni Lombardo Radice, porta in scena la versione di questoalt spettacolo del 1947, anno in cui venne rappresentato per la prima volta in Italia.
Avvalendosi della bravura di due attori come Paolo Ferrari, nel ruolo del surreale ispettore, e Andrea Giordana, il borghese capofamiglia Birling, affiancati da un cast di giovani e bravi attori come Crescenza Guarnieri (Sybil), Cristina Spina (Sheila), Vito Di Bella (Gerald), Mario Toccafondi (Eric) e Loredana Gjeci nel ruolo della giovane cameriera, lo spettacolo risulta godibile e trascina lo spettatore, per quasi due ore, con ritmo e colpi di scena. Il cast - aiutato da una scenografia (Almodóvar) d'impatto e surreale, dal sapore quasi cinematografico, e dai bellissimi costumi di Giovanni Ciacci - si muove sul palcoscenico con bravura, rappresentando il dramma con enfasi, quasi con un taglio fumettistico, personalizzando e caratterizzando i personaggi con una gestualità e una recitazione marcate. La musica, altra grande protagonista, coinvolge lo spettatore, sottolineando e scandendo le scene. Giancarlo Sepe ha così voluto ricreare la lunga e feconda tradizione cinematografica, felice connubio tra ironia e suspance, non tradendo mai il testo originale, ma regalando, con maestria, una rappresentazione dal sapore allo stesso tempo familiare e all'avanguardia, con spunti registici di alto valore che sottolineano con evidenza questa alternanza di intenti.
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